Si sente spesso dire che mangiare frutta alla fine dei pasti non è una buona abitudine, ma che sia meglio consumarla come spuntino così da evitare di assumere snack più calorici.
Alcuni componenti della frutta, come fibre e oligosaccaridi, possono rallentare lievemente il transito del cibo attraverso il tratto gastrointestinale, dar luogo a dei processi di fermentazione e creare un accumulo di gas nell’intestino con conseguente sensazione di gonfiore. Questa situazione si verifica soprattutto in coloro che hanno una particolare sensibilità intestinale o in persone affette da vere e proprie malattie croniche infiammatorie intestinali.
In generale, se si escludono queste condizioni, non si riscontrano fastidi dopo aver ingerito la frutta a fine pasto e non ci sono studi scientifici o linee guida che sconsigliano di mangiare la frutta dopo i pasti. Concludere il pasto con un frutto può, in realtà, portare diversi benefici:
• gli zuccheri della frutta, dopo il pasto, vengono rilasciati nel sangue più lentamente di quando si mangia la stessa frutta a digiuno;
• la vitamina C della frutta facilita l’assorbimento del ferro contenuto nel pasto;
• grazie ai suoi componenti antiossidanti, accompagna il cibo nella digestione proteggendolo dai danni ossidativi;
• il suo sapore acidulo dà all’organismo il segnale di fine pasto.
Le Linee guida per una sana alimentazione della Società italiana di Nutrizione Umana (SINU), raccomandano di mangiare 3 porzioni di frutta al giorno, in qualsiasi momento della giornata e rappresenta lo spuntino ideale da inserire tra i 3 pasti principali (colazione, pranzo, cena).
Anna Menasci
Dietista, specializzata in nutrizione in malattie renali, dialisi e diabete 1-2. Eroga consulenze nutrizionali per patologie, per il dimagrimento e si occupa dell’educazione alimentare di bambini e donne in gravidanza. È Consigliere Commissione d’Albo Dietista Ordine TSRM PSTRP PI-LI-GR.