Cucina accessibile a tutti, è possibile

Ecco gli accorgimenti da attuare per rendere più inclusivo e conviviale il cuore di ogni casa

Cucina accessibile a tutti, è possibile

Ecco gli accorgimenti da attuare per rendere più inclusivo e conviviale il cuore di ogni casa

È sempre più comune utilizzare la cucina come “laboratorio terapeutico” per persone che hanno limitazioni motorie ma che hanno conservato le loro risorse personali, relazionali e funzionali. Ecco le domande, curiosità e dubbi sul tema che i lettori di WimedYou hanno rivolto alla dietista Anna Menasci.

1. Quali sono nel concreto i benefici che l’attività culinaria apporta a una persona con disabilità o difficoltà motorie?

L’atto di cucinare mette in gioco il fisico, la testa e il cuore e può trasformarsi in un’attività educativa sia a livello fisico che psicologico. Nello specifico i benefici a livello fisico sono:

  • miglioramento della ricerca dell’equilibrio nella forza muscolare e nei piccoli gesti;
  • perfezionamento della manualità e della coordinazione delle dita.

Dal punto di vista cognitivo, invece, la cucina può:

  • migliorare la capacità di concentrazione e di memoria;
  • mettere in moto la fantasia;
  • aumentare l’autostima, vista la capacità di raggiungere obiettivi subito tangibili.

I benefici raddoppiano se si cucina in coppia poiché si incrementa il contatto e la comunicazione con gli altri e si rafforzano le relazioni sociali anche solo con la condivisione del piatto che si crea con l’altra persona.

2. Come si può rendere l’ambiente della cucina accessibile a tutti?

Esistono numerosi ausili ideati per aiutare le persone che non sono in grado di cucinare o mangiare da sole. Tra questi rientrano diverse tipologie di posate:

  • ergonomiche con l’impugnatura larga, che facilitano la presa, e quelle con anche la curvatura, che servono ad aiutare a portare il cibo alla bocca senza piegare il polso;
  • con l’impugnatura anatomica, che assicurano una maggiore stabilità;
  • le posate pesanti, pensate per chi ha il tremore alle mani tipico, come ad esempio le persone malate di Parkinson;
  • le posate leggere, utili per le persone che non hanno forza muscolare.

Anche i piatti vengono adattati alle esigenze di persone con disabilità motorie e/o cognitive, utilizzando un materiale antiscivolo per aiutare la raccolta del cibo.

In questi casi, però, il consiglio è sempre quello di rivolgersi al Terapista Occupazionale. Il professionista sanitario può infatti suggerire o progettare soluzioni personalizzate per gli ambienti dove vive la persona con disabilità, avvalendosi di ausili che permettono e facilitano l’espletamento delle attività in cucina.

Accessibili dovrebbero essere anche gli alimenti e le ricette che si sceglie di fare. È importante valutare i piatti da preparare in base alle:

  • capacità, magari partendo da piatti meno elaborati per poi migliorarsi sempre più nel tempo;
  • gusti sia dei commensali, che del protagonista in cucina.

Altri consigli possono essere:

  • coinvolgere direttamente la persona nella scelta degli ingredienti e nella definizione della lista della spesa;
  • farsi accompagnare a comprare le materie prime al mercato o nei negozi di quartiere, quando le condizioni fisiche lo permettono.

Anna Menasci
Dietista, specializzata in nutrizione nelle malattie renali, dialisi e diabete 1-2. Eroga consulenze nutrizionali per il dimagrimento e si occupa dell’educazione alimentare di bambini e donne in gravidanza. È Consigliere Commissione d’Albo Dietista Ordine TSRM PSTRP PI-LI-GR.

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