Tumore al seno e abitudini alimentari, quale nesso?

Consigli da seguire sull’alimentazione per prevenire i fattori di rischio legati al tumore al seno

Tumore al seno e abitudini alimentari, quale nesso?

Consigli da seguire sull’alimentazione per prevenire i fattori di rischio legati al tumore al seno

Il tumore al seno, come qualsiasi altra malattia, è correlata a dei fattori di rischio che si dividono in due categorie:

  • fattori di rischio non modificabili: tra questi, rientrano la predisposizione genetica e familiare, l’essere donna e l’età. Rispetto a quest’ultimo aspetto, la probabilità di sviluppo aumenta del 2,3% fino all’età 49 anni (1 su 43 donne), del 5,4% nella fascia di età 50-69 anni (1 su 18 donne) e del 4,5% nella fascia di età 70-84 (1 su 22 donne);
  • fattori di rischio modificabili, che possono essere fattori ormonali e riproduttivi o dietetici e metabolici

1. Quali sono le scorrette abitudini alimentari che aumentano il rischio di tumore al seno?

L’elevato consumo di alcool e di grassi animali ed il basso consumo di fibre vegetali sembrerebbero essere associati ad un aumentato rischio di tumore al seno. L’attenzione del mondo scientifico si pone soprattutto su: 

  • l’obesità che è un fattore di rischio riconosciuto, probabilmente legato all’eccesso di tessuto adiposo che in post menopausa rappresenta la principale fonte di sintesi di estrogeni circolanti, con conseguente eccessivo stimolo ormonale sulla ghiandola mammaria
  • la sindrome metabolica che aumenta il rischio di malattie cardiovascolari ma anche di carcinoma mammario poiché coesiste insulinoresistenza ed elevata produzione di insulina che attiva la crescita neoplastica

Agendo quindi su questi fattori di rischio, modificabili attraverso una regolare attività fisica quotidiana abbinata ad una dieta di tipo mediterraneo, si potrebbe ridurre il rischio di sviluppo di tumore al seno soprattutto nelle donne che hanno un’anamnesi familiare positiva.

2. Esistono delle raccomandazioni scientifiche da seguire per prevenire il tumore al seno?

Il Ministero della Salute ha pubblicato nove direttive da seguire per ridurre il rischio di sviluppare il tumore al seno:

  • Non fumare. Non consumare nessuna forma di tabacco. Rendi la tua casa libera dal fumo.
  • Adotta un’alimentazione sana ed equilibrata
  • Ricorda che l’allattamento al seno riduce il rischio di tumore per la mamma
  • Fai vaccinare i tuoi figli contro i virus del Papilloma umano (HPV) e dell’epatite B
  • Evita un’eccessiva esposizione al sole e usa protezioni solari
  • Segui scrupolosamente le istruzioni in materia di salute e sicurezza sul posto di lavoro per proteggerti dall’esposizione ad agenti cancerogeni
  • Pratica attività fisica regolarmente ed evita la sedentarietà
  • Limita il consumo di alcolici
  • Aderisci ai programmi organizzati di screening oncologici della tua azienda sanitaria

Altre raccomandazioni arrivano dal World Cancer Research Fund International:

  • raggiungi e mantieni un peso sano
  • sii fisicamente attivo
  • mangia cereali integrali, verdura, frutta e legumi
  • limita i fast food
  • limita la carne rossa e processata
  • limita le bevande zuccherate
  • limita il consumo di alcol

Anna Menasci
Dietista, specializzata in nutrizione nelle malattie renali, dialisi e diabete 1-2. Eroga consulenze nutrizionali per il dimagrimento e si occupa dell’educazione alimentare di bambini e donne in gravidanza. È Consigliere Commissione d’Albo Dietista Ordine TSRM PSTRP PI-LI-GR.

La normativa di settore (Direttiva 2002/46/CE, attuata con il decreto legislativo 21 maggio 2004, n. 169) definisce gli integratori alimentari come “prodotti alimentari destinati ad integrare la comune dieta. Costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali, o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico, in particolare, ma non in via esclusiva, aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre ed estratti di origine vegetale, sia monocomposti che pluricomposti, in forme predosate”. Si presentano infatti sotto forma di capsule, compresse, bustine, flaconcini e simili.

1. Quali sono i principali effetti sul nostro organismo?

Contribuiscono al benessere ottimizzando lo stato o favorendo la normale funzione dell’organismo. In caso di carenze alimentari hanno un’azione integrativa (e non curativa) nella dieta quotidiana. Questo significa che non possono sostituire una dieta sana ed equilibrata che fornisce tutti i macro e micronutrienti necessari.

Altro aspetto da considerare è la loro composizione: si tratta di prodotti le cui sostanze, pur essendo naturali, sono concentrate ed è quindi opportuno rispettare i limiti di assunzione raccomandati e indicati sull’etichetta, oltre a consultare sempre il proprio medico curante.

2. In quali condizioni è opportuno assumere integratori alimentari?

Gli integratori nascono appunto per sopperire alle carenze di sostanze che non sono facilmente ricavabili nella dose sufficiente dalla dieta quotidiana. Una condizione che interessa soprattutto persone in determinate fasce d’età, o in condizioni fisiologiche, patologiche e regimi dietetici. Tra queste ci sono:

  • la gravidanza che aumenta il fabbisogno di acido folico del 50% (l’integrazione è consigliata già dal periodo antecedente al concepimento);
  • il primo anno di vita, in cui è necessario integrare la vitamina D visto che sia il latte materno che artificiale ne sono carenti;
  • i vegani o vegetariani devono assumere la vitamina B12 perché presente solamente negli alimenti di origine animale.

3. Gli integratori alimentari aiutano a migliorare la performance sportiva?

La risposta è no. Secondo le linee guida solo una corretta alimentazione può influire sul rendimento dell’attività fisica e solo in rari e selezionati casi è prevista l’indicazione all’integrazione; il loro utilizzo è quindi ingiustificato e potenzialmente dannoso. 

Lo stesso discorso vale per gli integratori coadiuvanti delle diete ipocaloriche per il controllo e/o riduzione del peso, ideati per rimpiazzare completamente i pasti giornalieri. Il Ministero della Salute raccomanda di consultare il proprio medico prima di un eventuale utilizzo e di non superare mai il tempo di trattamento di 3 settimane.

Anna Menasci
Dietista, specializzata in nutrizione nelle malattie renali, dialisi e diabete 1-2. Eroga consulenze nutrizionali per il dimagrimento e si occupa dell’educazione alimentare di bambini e donne in gravidanza. È Consigliere Commissione d’Albo Dietista Ordine TSRM PSTRP PI-LI-GR.

rapporto_medico_paziente
IL RAPPORTO MEDICO-PAZIENTE, L’INIZIATIVA SIOT

La comunicazione è al centro della Giornata nazionale dell’ortopedia e traumatologia di SIOT

LA MOBILITÀ ACCESSIBILE SECONDO WIMED

Soluzioni, plus e caratteristiche dell’offerta di Wimed per garantire a tutti la capacità di movimento

PARALIMPIADI, PAROLA AI PROTAGONISTI

WimedYou svela i retroscena delle Paralimpiadi di Tokyo 2020 attraverso la voce degli atleti azzurri