Il mondo del lavoro in terza età
La percezione del lavoro in terza età e il ruolo dell’anziano nel mondo lavorativo di oggi
La percezione del lavoro in terza età e il ruolo dell’anziano nel mondo lavorativo di oggi
La percezione del lavoro in terza età e il ruolo dell’anziano nel mondo lavorativo di oggi
L’arrivo dell’età del pensionamento è da sempre una fase che segna la vita di ogni individuo, perché nel momento in cui il lavoro non rappresenta più il fulcro di ogni cosa è necessario ricominciare da capo per creare un nuovo equilibrio e spesso risulta complicato.
La depressione è infatti l’affezione psicologica più comune tra la popolazione silver, che si accentua se le condizioni fisiche e mentali consentirebbero loro di continuare a dare un contributo nell’attività lavorativa, grazie al progressivo miglioramento delle condizioni di vita e di salute in terza età.
È sempre più diffuso infatti il fenomeno dell’autoimprenditorialità tra coloro che escono dal lavoro dipendente. Solo in Europa, ad esempio, il 55% delle persone che hanno passato l’età del pensionamento hanno aperto un’attività imprenditoriale o svolgono attività di consulenza. Davanti a questi dati, quindi, bisognerebbe andare al di là dei pregiudizi dell’età anziana legati alla perdita di capacità cognitive e di investimento psicologico, ma favorire quando possibile una continuità del lavoro.
Allo stesso tempo, è importante tenere in considerazione un aspetto importante: i lavoratori senior di oggi hanno bisogno di abituarsi al continuo e rapido sviluppo della società, che richiede un costante aggiornamento e acquisizione di nuove competenze. Questo succede perché nella società tradizionale l’apprendimento rappresentava solo una fase iniziale della vita, in cui si acquisivano le capacità necessarie da esercitare poi nel corso del tempo. Si tratta quindi di un’evoluzione culturale che non si può imporre ma che è necessario acquisire e che l’anziano del futuro sarà in grado di affrontare.
La società moderna, inoltre, è sempre più propensa a valorizzare il nuovo, l’innovazione (rappresentata dal giovane) piuttosto che la tradizione e l’esperienza che può offrire la persona anziana e questo può generare competizione o conflitti intergenerazionali. In realtà, il confronto e interazione tra le parti potrebbe portare a diversi benefici sia a livello personale, con risvolti positivi dal punto di vista psicologico, che lavorativo.
Riuscire a creare una complementarietà tra i ruoli infatti consentirebbe all’azienda di sfruttare al meglio le potenzialità di ognuno di loro:
Marco Focchi
Psicoterapista, psicologo, direttore dell’Istituto freudiano per la clinica, la scienza e la terapia, ha condotto diverse ricerche e studi legati alle punte più avanzate della psicoanalisi contemporanea. È membro AME della Scuola lacaniana di psicoanalisi, di cui è stato presidente dal 2008 al 2011, e dell’Associazione Mondiale di Psicoanalisi. È consulente della LIDAP (Lega Italiana per i Disturbi da Attacchi di Panico).