Dal 1898 Pane Quotidiano ONLUS è l’organizzazione laica, apolitica e no profit che si impegna a fornire ogni giorno una razione alimentare in grado di coprire pranzo e cena. A chi? Tutti coloro che si presentano nei due centri di distribuzioni a Milano (Via Toscana 28 e Viale Monza 335); come afferma Luigi Rossi, vicepresidente di Pane Quotidiano ONLUS, infatti:
«Il nostro motto è: fratello e sorella, nessuno qui ti domanderà chi sei, né perché hai bisogno né quali sono le tue opinioni».
Le porte infatti sono aperte a chiunque si metta in fila, circa 4.000 persone ogni giorno. La ONLUS offre in media 350 grammi di pane, 1 litro di latte, 2 yogurt, un pacco di pasta, una scatola di sugo, salumi e formaggi, frutta e verdura ma anche dei dolciumi.
«Tutti gli alimenti che consegniamo ci vengono donati dalle aziende produttrici. Si tratta di eccedenze ma a noi piace pensare che vengano prodotte apposta per donarle a Pane Quotidiano».
L’attività procede da oltre 120 anni grazie alle donazioni, di cibo e di denaro, ma anche grazie al grande lavoro svolto dai volontari. Loro donano quello che il vicepresidente definisce «ciò di più prezioso al mondo» ovvero il loro tempo. Ed è così che Wimed ha deciso di dare il suo contributo: i suoi collaboratori infatti, su base volontaria, aiutano Pane Quotidiano a svolgere le attività ordinarie.
«Il lavoro degli oltre 150 volontari inizia alla mattina presto e il mio augurio è che, a fine giornata, abbiano la netta sensazione di aver fatto del bene agli altri».
Negli anni i servizi offerti dalla ONLUS di Milano si sono evoluti per rispondere alle esigenze dei cittadini. A tal proposito, il vicepresidente svela che:
«Sta avendo molto successo il servizio a domicilio bisettimanale a coloro che non possono recarsi presso i nostri centri per problemi sanitari e di mobilità. Ora stiamo studiando anche la possibilità di allestire delle unità mobili nelle zone della città più bisognose e di aprire sedi al di fuori della provincia di Milano».
Il sogno nel cassetto di Pane Quotidiano, però, rimarrà sempre quello di poter, un giorno, chiudere l’attività perché significherebbe che le persone non avranno più bisogno dei suoi servizi.