L’età Silver

Vera risorsa per comunità e famiglie, gli anziani dell’età Silver sono al centro delle dinamiche socio-economiche

L’età Silver

Vera risorsa per comunità e famiglie, gli anziani dell’età Silver sono al centro delle dinamiche socio-economiche

Il termine “età Silver” si riferisce ai cosiddetti anziani del Terzo Millennio, ovvero gli “Over 65” che hanno da poco concluso la propria carriera lavorativa e sono quindi liberi di dedicarsi ai propri hobby e alla famiglia.

Una fetta sempre più ampia di popolazione, tanto che in Italia ora rappresenta circa il 22,8%, corrispondente a 13,8 milioni di persone (dati Istat, gennaio 2019). Numeri importanti, considerando che nel 1960 erano solo 4,6 milioni e nel 2000 10,3 milioni.

A cosa è dovuta questa crescita? Sicuramente a un’aspettativa di vita migliore, grazie alla scoperta di nuove cure mediche sempre più efficaci, oltre ai nuovi servizi e modalità di cura.

Tutti fattori che hanno portato a un invecchiamento di massa: se nel 1901 si viveva circa 42 anni, oggi in Italia e nei paesi più avanzati si raggiungono in media gli 81 anni per gli uomini e gli 85 per le donne.

Come per ogni fascia d’età, però, è importante tenere in debito conto la notevole eterogeneità. Spiega bene il concetto Marco Trabucchi, Professore presso l’Università di Roma “Tor Vergata”e Presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria, «da tempo immemorabile» specialista di tutto ciò che riguarda la psiche, la qualità della vita e le malattie dell’anziano.

«L’invecchiamento porta a un mondo sempre più complesso, nel quale c’è spazio per la fragilità, intesa come un insieme di condizioni che rendono la persona esposta ai rischi della vita. Invecchiamento, fragilità e complessità sono infatti fattori in stretta relazione, proprio perché gli anziani sono uno diverso dall’altro molto più di quanto non valga per i giovani. Qualsiasi considerazione generica è, pertanto, superficiale. Nella sua estrema diversità, l’anziano è dunque espressione dell’umanità più vera».

Per questo, esigenze diverse impongono risposte differenti:

«Predisporre servizi in maniera omogenea rappresenta uno sbaglio di impostazione: il processo di personalizzazione deve essere la linea guida essenziale su cui viene predisposto ogni intervento a favore dell’anziano. Personalizzazione significa conoscere la sua situazione biologica, psicologica, clinica e, non secondario, il suo essere nel mondo. Le relazioni, i rapporti, la solitudine o meno, la ricchezza, la povertà, l’essere chiuso, generoso…».

Come fare quindi per offrire validi servizi? Seguire delle cornici metodologiche e procedurali, tenendo sempre conto delle specificità e bisogni di ognuno. Un esempio per tutti: un centro diurno segue delle linee generali (età, patologia, capacità cognitiva), ma all’interno ogni persona deve essere trattata in modo differente.

Così facendo, si tiene conto della salute, dell’individualità e della dignità dell’anziano, in costante evoluzione:

«Basta soffermarsi sull’aumento significativo dell’aspettativa di vita che ha caratterizzato gli ultimi anni, tale per cui in vent’anni ne abbiamo guadagnati quasi dieci. Questo sposta drammaticamente le considerazioni: pensionare un lavoratore a 62 anni, significa mandare in pensione un giovane, con conseguenze spesso deleterie per il problema principale della vita dell’anziano, legato al senso della propria esistenza».

Ai 2,5/3 milioni di italiani che soffrono di gravi limitazioni dell’autonomia, bisogna sommare la larga fetta di popolazione over 65 ancora in buona salute, sia fisica che mentale, e in una condizione economica benestante.

«Il settantenne di oggi è il sessantenne di dieci anni fa. Vuole tempo per sé, per lo svago, famiglia, divertimenti, per sviluppare relazioni affettive ed erotiche».

Dal punto di vista economico si parla di Silver Economy, che oggi in Italia vale 200 miliardi: si tratta di quasi un quinto dei consumi delle famiglie e, secondo le previsioni, ci sarà un aumento della quota al 25% nel 2030 e al 30% nl 2050.

Il Centro Studi di Confindustria considera la Silver Economy una forte domanda potenziale e, per questo, il sistema economico si sta attrezzando per trasformarla da opportunità in business. Nello specifico, infatti, gli over 65 hanno:

  • un consumo pro capite medio annuo più elevato degli under 35 (15,7 mila euro contro 12,5);
  • un reddito medio più elevato (20 mila euro a fronte di 16 mila);
  • una maggiore ricchezza reale pro-capite (232 mila euro contro 110 mila);
  • una solidità finanziaria superiore, con 1 anziano su 10 indebitato (a fronte di quasi 1 su 3 tra gli under 40).

A ciò, si aggiunge il loro reddito medio annuo, l’unico ad avere superato i livelli pre-crisi, e una vita sociale più ricca. Il 14,4% trai 65 e i 74 anni fa ancora sport e, in generale, si dedicano sempre di più ad attività di volontariato e vanno in vacanza. Altro dato interessante è che un anziano su tre risulta di concreto aiuto ai familiari e alla collettività (rapporto PASSI d’Argento).

Gli anziani, dunque, sono una presenza tanto significativa, resa possibile soprattutto grazie al miglioramento della ricerca e delle prassi mediche:

«Quando ho iniziato a fare il professore di Medicina, si parlava pochissimo delle patologie dell’anziano; oggi anche la formazione sta accettando che le problematiche patologiche della Terza Età riguardano il 60% degli atti di cura. I giovani medici sanno che buona parte della loro attività clinica sarà dedicata a questa fascia d’età».

Marco Trabucchi_ Gruppo di Ricerca Geriatrica

Marco Trabucchi

Marco Trabucchi, bresciano, 75 anni, da quarant’anni svolge un’intensa attività didattica e di informazione in ambito geriatrico e gerontologico, rivolta ai medici, agli infermieri, alle altre figure professionali dell’area socio-sanitaria ed al grande pubblico. È Professore all’Università di Roma “Tor Vergata”, ha pubblicato oltre 600 lavori su riviste recensite, ed è stato coinvolto nella redazione di 59 volumi a carattere medico- scientifico.
Dal 2008 è Presidente dell’Associazione Italiana di Psichiatria.

Guarda la videointervista

L’Associazione Italiana di Psichiatria è una società scientifica che raggruppa 900 medici tra geriatri, neurologi, psichiatri e psicologi, ma aperta anche ad altre professioni (infermieri e altre professioni sanitarie, educatori, assistenti sociali, terapisti occupazionali). Scopo dell’AIP è fare ricerca per dare sempre migliori risposte sul piano dei farmaci, diagnosi, servizi sul tema della Terza Età. Non solo. «Attraverso congressi, pubblicazioni ed eventi, puntiamo molto sull’educazione, ma – afferma Trabucchi – puntiamo anche a realizzare un’azione di lobby per migliorare le condizioni dell’anziano: in particolare, stiamo lavorando per contribuire a passare dalle buone linee guida generali individuate nell’ambito del PNRR sul tema della salute a interventi più concreti e meglio definiti che garantiscano la salute dell’anziano».

L’intervista a

Marco Trabucchi

Professore presso l’Università di Roma “Tor Vergata” e Presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria

Com’è cambiato nel tempo il profilo, le abitudini, le esigenze e le opportunità dell’età silver?

L’ESSENZIALE È INVISIBILE AGLI OCCHI

Alla scoperta di una realtà tanto vicina ma ancora poco conosciuta, quella delle disabilità non visibili

VALORIZZARE LA DIVERSITÀ

L’importanza di introdurre la cultura dell’inclusione e della diversità all’interno dell’ambito lavorativo

LA NUOVA RICCHEZZA SOCIALE

Progetti, azioni e politiche per favorire una maggiore partecipazione della popolazione over65 nella società moderna